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Controllo, sicurezza, protezione, accessi dei  beni culturali 

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Controllo, sicurezza, protezione, accessi dei beni culturali, e del patrimonio artistico

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LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE

La tutela dei beni culturali assume grande importanza soprattutto in un paese, come l’Italia, particolarmente ricco da questo punto di vista. I suoi scopi sono molteplici: da un lato, infatti, si propone di garantire al cittadino il godimento del bene conservando antiche memorie la cui manomissione o distruzione comporterebbe la privazione, per la collettività, di beni artisticamente rilevanti. Dall’altro si vuole anche salvaguardare un patrimonio storico e culturale la cui compromissione provocherebbe un danno significativo per l’economia e la ricchezza dello Stato di appartenenza. L’articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: “… La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico – artistico della nazione …“, codificando ad altissimo livello la protezione giuridica del Patrimonio Culturale italiano.
Il Patrimonio Culturale è un insieme organico costituito da opere, monumenti, musei, case, paesaggi, città, costumi e tradizioni strettamente legato al territorio che lo ha prodotto. Questo patrimonio, nel suo complesso, costituisce un elemento portante della società civile e dell’identità nazionale.
Il Patrimonio culturale rappresenta la ricchezza di un paese, di una città, in altri termini è un insieme di beni materiali e immateriali, la cui espressione materiale (musei, opere d’arte, case, paesaggi) serve anche a richiamare la parte immateriale costituita dalla cultura, dalla lingua, dai modi di pensare comuni. Da tali premesse nasce la necessità di tutelare tale patrimonio economico, una nazione o qualunque settore giuridicamente circoscritto o anche di un soggetto a cui il patrimonio fa capo (un ente privato, un ente pubblico, un museo ecc.).

Rischi naturali ed antropici che insistono sul patrimonio culturale italiano e su tutti gli edifici storici

L’Italia è un paese caratterizzato dalla presenza di rischi naturali caratterizzati da una eterogeneità unica al mondo.
Terremoti, eruzioni vulcaniche e dissesto idrogeologico si verificano in modo ricorrente su buona parte del territorio nazionale. La situazione è aggravata dall’antropizzazione del territorio e da carenze nella prevenzione e mitigazione che rendono disastrosi anche gli effetti di fenomeni con una magnitudo modesta.
Ai rischi naturali si aggiungono quindi i rischi antropici, tra cui uno dei più frequenti è il rischio incendio, che insieme contribuiscono a mettere a repentaglio la salvaguardia di un patrimonio culturale e ambientale unico al mondo.
Il quadro critico della situazione nazionale unito alla carente attenzione verso i problemi di protezione dei beni culturali, la tendenza diffusa nell’opinione pubblica e nei decisori a non prendere opportuni provvedimenti circa i vari rischi, si traduce in un aumento di pericolo nei confronti dei beni culturali. Si ritiene quindi necessario uno sforzo particolare affinché queste problematiche vengano meglio considerate ed affrontate.
L’Italia è una vera e propria miniera, con una miriade di gioielli nascosti. I dipinti e gli affreschi sono opere che hanno sopravvissuto al trascorrere del tempo, adattandosi, proprio come esseri viventi, al particolare microclima locale, alla temperatura e all’umidità relativa e anche alle sue periodiche variazioni.
La conservazione di questi beni, sostengono gli esperti, impone che la temperatura delle opere e l’umidità relativa dell’aria rimangano all’incirca costanti. Se infatti le tele dei dipinti sono sottoposte a variazioni improvvise di questi valori, rispondono immediatamente deformandosi (più velocemente sulla superficie e più lentamente in profondità) con conseguente distaccamento dello strato pittorico dal fondo.

La messa in sicurezza degli edifici sottoposti a tutela

Quando si deve affrontare il problema della scelta di come mettere in sicurezza un museo o un edificio storico, si rende necessario compiere una valutazione del rischio molto più complessa di quella usualmente sviluppata per i luoghi di lavoro ordinari. Infatti, oltre alla tutela della vita umana, il valutatore si confronta con la necessità di proteggere i beni dall’incendio, dai sismi e da eventuali danni ti tipo idrogeologico.
Nelle progettazioni ordinarie, l’obiettivo di solito è quello della sicurezza della vita umana (anche se in molte applicazioni diventa sempre più pressante l’esigenza di garantire la continuità di servizio e la limitazione delle interruzioni).
Anche in presenza di opere d’arte, edifici storici o comunque beni appartenenti al patrimonio culturale, l’obiettivo della sicurezza della vita umana è primario, ma ad esso deve essere affiancato uno studio dell’evoluzione dell’incendio, degli altri rischi e, parallelamente, l’analisi degli effetti dei sistemi estinguenti al fine di verificare che i beni che si intende proteggere siano effettivamente tutelati.
Alla luce della vulnerabilità di questi beni circa le variazioni della temperatura e visti gli ultimi fatti di cronaca (si ricordi il recente rogo di
Notre Dame a Parigi, ma anche il lungo elenco degli anni precedenti, La Fenice a Venezia, Il Petruzzelli a Bari, la Basilica di Santa Maria della Salute a Venezia) risulta necessario dedicare particolare attenzione ai rischi ed in particolar modo a quello di incendio.
Se per la prevenzione sismica, sono disponibili strumenti e tecniche che, se usate con cura e sufficiente grado di innovazione, consentono di garantire almeno il grado di miglioramento sismico, stessa cosa potrebbe prevedersi per il rischio idrogeologico e per il rischio incendio, anche se di più complessa organizzazione.
Il settore della
tecnologia dei sistemi di spegnimento incendi non è mai stato un settore di grande innovazione, stante anche la ridotta attenzione che gli ambienti accademici riservano allo studio degli incendi in generale e dei sistemi di estinzione in particolare. Ciò è anche comprensibile visto che un sistema di spegnimento basa la propria possibilità di successo nella lotta contro l’eventuale incendio che dovesse affrontare durante la “propria esistenza” più sulla efficienza ed efficacia (ottenibile attraverso una buona gestione e manutenzione) piuttosto che sul proprio grado di “sofisticazione” tecnica.
In Italia il,
decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151 ha compreso le attività aperte al pubblico, ubicate negli edifici tutelati dallo Stato, tra quelle soggette ai procedimenti di prevenzione incendi.

Le linee guida per gli edifici sottoposti a tutela

Le caratteristiche morfologiche e strutturali degli edifici e dei beni tutelati, rendono talvolta difficoltosa l’applicazione delle misure contenute nelle regole tecniche, attuabili in alcuni casi solo attraverso interventi invasivi, incompatibili con i vincoli storico – artistici posti sull’immobile. L’istituto della deroga ha consentito al progettista, nella quasi totalità dei casi, attraverso un’attenta valutazione dei rischi, la determinazione di misure alternative a quelle previste nelle regole tecniche. Poiché da uno studio comparativo è emerso che alcune deroghe sono ricorrenti, si è ritenuto utile realizzare uno strumento di ausilio al progettista per l’individuazione delle misure di sicurezza equivalenti quando, per tali attività, si ricorre all’istituto della deroga. Pertanto, congiuntamente al MIBACT, il C.N.VV.F. ha emanato delle linee guida con le quali sono state proposte soluzioni tecniche che possono essere adottate dal progettista, nell’ambito dei procedimenti di deroga, per il raggiungimento dei requisiti di sicurezza (Circolare 15/3/2016 n. 3181 emanata dalla Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica del Dipartimento dei Vigili del fuoco del Ministero dell’Interno).
In questo ambito, dal punto di vista metodologico, la linea guida prevede la preliminare valutazione del rischio di incendio (per gli occupanti e per i beni tutelati) e, sulla base di questa, la determinazione di una strategia composta di soluzioni tecniche affinché sia assicurato un grado di sicurezza antincendio equivalente a quello della regola tecnica alla quale si intende derogare. Le soluzioni tecniche in deroga, contenute nella linea guida, affidano la compensazione del maggior rischio d’incendio, derivante dal mancato rispetto delle regole tecniche di settore, all’azione sinergica e complementare delle soluzioni conformi derivate dal decreto ministeriale 3 agosto 2015 e dal decreto ministeriale 18 ottobre 2019, modulate per il caso specifico, e delle misure aggiuntive, anche di tipo gestionale, per la salvaguardia degli occupanti e dei beni tutelati.
Considerato che i presupposti per la predisposizione della linea guida sono basati sui casi di deroga risultati più frequenti, le soluzioni tecniche proposte rappresentano una casistica, sicuramente non esaustiva.

La regola Tecnica Verticale per la sicurezza antincendio di musei, gallerie, biblioteche, archivi, sottoposti a tutela

Inoltre è stata approvata dal Comitato Centrale Tecnico Scientifico per la prevenzione Incendi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, in accordo con il MIBACT, una regola tecnica verticale, per la sicurezza antincendio di musei, gallerie, biblioteche, archivi, ecc. sottoposti a tutela dal D.Lgs. 42/2004. Questo ulteriore sussidio per il progettista, in vigore dopo la approvazione della Commissione Europea, consentirà allo stesso di trovare strade di progettazione facendo uso di misure compensative e integrative. Ciò detto, è opinione comune che neanche le normative più avanzate possono mettere in sicurezza un patrimonio esteso composto da 4980 Musei o similari aperti al pubblico (dati ISTAT 2018) di cui 282 aree archeologiche, 537 complessi monumentali. Inoltre sono 110.000 i beni immobili di valore culturale, abbandonati o non utilizzati, classificati nel Carta del rischio del patrimonio Culturale 2012 dal MIBACT. Oltre a ciò abbiamo 37.000 luoghi sotto tutela ambientale e culturale, privati (dati FAI, Fondo ambiente italiano 2020).

Progettazione antincendio: una sfida importante

Come è noto e confermato dai dati presentati, l’Italia ha il più grande patrimonio culturale del Mondo.
Patrimonio di natura diversissima e utilizzato in minima parte come si legge dai numeri. La restante parte è spesso in stato di abbandono, proprio per gli ingenti investimenti necessari per renderli utilizzabili per fini diversi da quelli per cui erano stare costruiti nei secoli scorsi.
La rigenerazione di questi edifici potrebbe essere uno dei volani di sviluppo dell’Italia aiutando, con una sinergia pubblico-privato, da una parte gli investimenti, e dall’altra il loro riutilizzo in modo da produrre valore aggiunto economico – sociale – storico nonché bellezza.
Quindi, dopo la breve analisi dei dati del patrimonio storico e culturale italiano, si conferma il dato che lavorare nel campo della progettazione antincendio, nonostante tutte le “facilitazioni” normative descritte, resta una sfida di non poco conto.
Questo vale anche per chi deve installare impianti di protezione dagli incendi moderni ed efficaci.

Indispensabile è quindi la ricerca, l’innovazione tecnologica ed il trasferimento delle conoscenze al mondo dell’industria specializzata ed ai professionisti.
Tale evoluzione, tuttavia, deve essere accompagnata dall’impiego, sempre più diffuso, della progettazione di prevenzione incendi di tipo prestazionale, l’unica in grado di attuare completamente la filosofia del Codice di Prevenzione Incendi nell’ambito della tutela dei beni dai gravi danni per il patrimonio pubblico e privato dal punto di vista economico e culturale.



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